Nuova campagna di scavi a Lacco Ameno: Pithekoussai, il più antico insediamento greco d'occidente.

Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere l'articolo del Prof. Francesco Castagna, membro della Società Filellenica Italiana, che ci informa sulla nuova campagna di scavi di recente avviata nel sito archeologco di Mazzola.


Pithekoussai: iniziata a Settembre la missione di scavi a cura dell'Università Orientale di Napoli presso l’importante sito archeologico di Mazzola nel comune di Lacco Ameno.


Lo scorso mese si è svolta un'importante campagna di scavi a cura dell'Università Orientale di Napoli sotto la guida del prof. Matteo D'Acunto e della Sopraintendente archeologica Teresa Ciquantaquattro con la collaborazione del comune di Lacco Ameno e del Liceo Buchner di Ischia presso il sito di Mazzola, dove già lo scorso autunno gli scavi erano ripresi a cura della Sopraintendenza e con la collaborazione dell'università Orientale. Il sito, di cui parliamo, fu individuato nel dopoguerra da Giorgio Buchner attraverso alcune ricognizioni archeologiche di superficie con il recupero di diversi frammenti di ceramica geometrica, che erano visibili in superficie a causa del sommovimento del terreno dovuto all'agricoltura e fu successivamente parzialmente scavato in modo sistematico dall'allora giovane archeologo statunitense Klein negli anni 1969-1972.

Questa località , dopo essere stata frequentata dagli indigeni nell’età del bronzo, vide un primo impianto ellenico immediatamente dopo la fondazione di Pithekoussai, la più antica colonia greca d'Occidente, ovvero verso la metà dell'VIII sec. a. C. Da subito esso fu un insediamento, dove coesistevano sia abitazioni ma soprattutto officine per la lavorazione dei metalli, nell'ambito del più vasto quartiere di Mezzavia, che andava dall'insediamento individuato e parzialmente scavato presso il parcheggio di Villa Arbusto fino al sito di Pastola posto più in basso, un quartiere collocato su un'area collinare prospiciente all'acropoli di M. Vico, alla cui base c'era la vasta necropoli di San Montano a est ed il quartiere dei vasai a ovest nei pressi di piazza S. Restituta.

Lo scavo avvenuto a cavallo degli anni 60’ e 70’ portò alla luce materiali riferibili all'occupazione indigena dell'età del bronzo e resti ben conservati di diverse strutture riferibili a due fasi di vita greche ovvero quella più antica a cavallo tra la metà dell'VIII sec. a.C. e l'inizio del VII sec. a.C. ed una più recente databile tra fine VII e inizio VI sec. a.C. Importantissimo fu il fatto che si provvide in modo lungimirante a coprire l’area scavata con una copertura metallica stabile e a espropriare tutto il sito in particolare l’area non scavata per preservarla da possibili speculazioni edilizie.

Le strutture rinvenute allora in stato di conservazione ottimale per un insediamento così antico riportano tutte le planimentrie di edificio conosciute per il mondo euboico dell’epoca (ovale, absidata, rettangolare) ed erano riferibili ad una casa di un capo bottega a forma absidata (indicatore di uno status sociale agiato), la bottega di un fabbro e quella di un bronzista, attività artigianali documentate da una buona quantità di scorie metalliche, delle produzioni che per gli euboici che fondarono Pithekoussai erano veramente importanti e strategiche, basta pensare a due aspetti fondamentali: la città euboica di Calcide, da cui partitrono i fondatori di Pithekoussai, prende il nome dal termine χαλκός bronzo e si ipotizza che Pithekoussai fosse stata fondata così a nord per meglio approvvigionarsi del ferro estratto dagli Etruschi presso l'isola d'Elba (gli studi hanno dimostrato che il ferro lavorato a Mazzola in epoca greca provenisse proprio da quest’isola). Un rinvenimento eccezionale allora fu il frammento di cratere con la scritta “inos m'epoiese” “inos mi fece” la più antica firma di vasaio attestata nel mondo greco secondo la formula dell'oggetto parlante, mentre fu sicuramente molto importante la scoperta di un peso di precisione del peso di 8,72 gr. pressoché equivalente alla misura dello statere euboico interpretata come la prova indiretta della lavorazione dei metalli preziosi come l'argento e soprattutto l'oro a conferma della tradizione straboniana della presenza a Pithekoussai dei χρυσεῖα (le officine degli orefici). A conferma dello status agiato di questi metallurghi emerse anche un bel cratere locale del terzo quarto dell’ottavo sec. a.C. con raffigurazioni di cavalli legati alla mangiatoia riferibili allo stile del maestro Euboico della bottega di Cesnola, che rimandano all’ideologia della classe dominante euboica gli ippobotai ovvero i cavalieri euboici.

La ripresa delle indagini ha due obbiettivi fondamentali: approfondire la conoscenza dell'area già scavata con tecniche di scavo inevitabilmente più avanzate di quelle di inizio anni 70' per avere soprattutto un quadro più esauriente delle stratigrafie e soprattutto delle prime fasi di insediamento e in secondo luogo allargare l'area di scavo. Lo scavo della sopraintendenza dello scorso autunno sotto la conduzione del dottorando dell'orientale dott. Francesco Nitti già portò a novità molto importanti con la scoperta nella terrazza inferiore al di sotto della bottega del bronzista delle tracce di una capanna della media età del bronzo (metà del II millennio a.C.) consistenti soprattutto in alcune buche di palo, tracce di una capanna, dove emersero anche dei frammenti di ceramica micenea fino ad ora non attestati per questo sito a differenza di altri siti come Castiglione presso Casamicciola e nell’isola di Vivara. A Settembre c'è stata la campagna di scavo dell'Università Orientale nell'ambito di una concessione di scavi triennale rilasciata dal ministero, che è consistita nell'apertura di una serie di saggi di scavo nelle strutture della terrazza superiore dello scavo, per meglio indagare la fase di impianto del sito greco. Si prevede che alla ripresa degli scavi il prossimo Settembre sarà ampliata l'area di scavo. La campagna di scavo dello scorso mese è stata un bel momento per tutta la cittadinanza isolana, perché ha visto diverse giornate di aperture dello scavo alla cittadinanza, che ha potuto finalmente ammirare i resti archeologici portati alla luce oltre cinquant'anni fa. I visitatori, dopo che gli studiosi avevano illustrato il sito approfonditamente, prima inserendolo nel contesto dei siti pitecusani, poi spiegando il complesso delle strutture rinvenute e infine il dettaglio delle stratigrafie con particolare attenzione alle ultime scoperte, potevano ammirare i resti con gli archeologi al lavoro e dopo la visita allo scavo era possibile osservare una selezione di materiali rappresentativi delle varie fasi cronologiche magistralmente illustrati dalla responsabile del magazzino la dottoranda Cristiana Merluzzo, tra cui un significativo frammento di coppa per bere del terzo quarto dell’ottavo sec. a.C. con due lettere incise MN forse le iniziali del nome del proprietario della coppa, una delle più antiche iscrizioni pitecusane. Il pubblico è stato numeroso, di buon livello culturale, molto interessato e partecipe. Decisamente degna di nota è stata la partecipazione ricca di passione ed impegno degli studenti del liceo statale “Giorgio Buchner” di Ischia, che grazie alla lodevole iniziativa della preside Assunta Barbieri nell'ambito del progetto “All'alba della Magna Grecia” hanno lavato e classificato sotto la guida dei dottorandi i materiali, che man mano venivano alla luce, sotto la sorveglianza dei docenti. Il prossimo anno si pensa ad un coinvolgimento ancora più diretto degli studenti, che potrebbero essere anche impiegati sullo scavo.

In definitiva questa ripresa degli scavi a Mazzola è sicuramente una grande notizia per tutti gli amanti delle antichità greche sia per le ricche novità già emerse sia per l’attesa relativa all’ampliamento dell’area di scavo come per il molto positivo interesse destato in tutta la cittadinanza. E’ stato sicuramente un momento notevole per approfondire, è proprio il caso di dirlo, sul campo la conoscenza delle preziose antichità pitecusane per tutti gli isolani come per tutti coloro che hanno a cuore le storia più antica del Mezzogiorno d’Italia, per ammirare una realtà così complessa, ricca di spunti e inevitabilmente ben connessa col mondo italico, con cui i contatti e gli scambi da prima commerciali ben presto divennero scambi culturali.










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