Viaggio e Nostos (ritorno) come metafore della vita

Giornate elleniche 2016

Villa Arbusto - Lacco Ameno (Ischia)

2 ottobre 2016






Davide Laezza, Conte Raffaella e Claudia Cortese 
VOCE FUORI CAMPO
Dopo aver raccontato della coppa di Nestore, che reca la prima e più antica epigrafe in lingua greca fino ad oggi rinvenuta ed è conservata qui, nel museo di Lacco Ameno… non possiamo tacere di un’altra storia, che colloca Ischia, apparentemente così marginale e lontana rispetto alla Grecia continentale, nel cuore stesso della storia e della cultura ellenica…
Pochi sanno che, per antica leggenda, l’isola dei Feaci, dove Nausicaa soccorse Odisseo, fu Ischia; che i “Feaci” furono i “Fenici”, che abitarono questa terra prima dei greci ed insieme ad essi; e che, quindi, gran parte dell’antico Poema si svolse qui,  alla corte di Alcinoo, dove Odisseo raccontò il tormentato viaggio di ritorno da Troia….
Una leggenda, certo… ma nel 1906, a Parigi, Philippe Champault pubblica un’opera intitolata “Phéniciens et Grecs d'après l'Odyssée. Etude géographique, historique et sociale par une nouvelle méthode”, in cui dimostra analiticamente questa tesi… e dopo di lui Ciro Scotti, Giovanni Verde ed altri la fanno propria…
Ci piace aderire a questa ipotesi e darne una prova per così dire “plastica”.
A largo di Punta Imperatore, a Forio, c’è un grande scoglio chiamato “la nave”: è il vascello che Alcinoo mise a disposizione di Odisseo per accompagnarlo a casa; ma che Poseidone, per vendicare il figlio Polifemo, trasformò in pietra, prima che, di ritorno da Itaca, riuscisse ad entrare in rada…










E chi sa, continuando in questo volo della fantasia, se l’Odissea, metafora del periglioso viaggio dei Greci verso l’occidente, che l’Aedo cantò qui, nella reggia di Alcinoo, non fu anche scritta qui, in caratteri fenici… senza i quali è molto probabile che noi moderni mai l’avremmo conosciuta…
L’Odissea: metafora del viaggio, metafora del ritorno, metafora della vita…

ἄνδρα μοι ἔννεπε, μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλὰ 
πλάγχθη, ἐπεὶ Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν· 
πολλῶν δ᾽ ἀνθρώπων ἴδεν ἄστεα καὶ νόον ἔγνω, 
πολλὰ δ᾽ ὅ γ᾽ ἐν πόντῳ πάθεν ἄλγεα ὃν κατὰ θυμόν, 
ἀρνύμενος ἥν τε ψυχὴν καὶ νόστον ἑταίρων… 

Narrami, o Musa, dell'eroe ricco di astuzia, che tanto
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,
molti dolori patì sul mare nell'animo suo,
per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni.
Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo:
con la loro empietà si perdettero,
stolti, che mangiarono i buoi del Sole
Iperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno.
Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus.









VOCE FUORI CAMPO
“di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri”…
Odisseo è il prototipo dell’uomo greco e incarna l’uomo occidentale di tutti i tempi, le cui parole d’ordine sono viaggio, curiosità, conoscenza e, solo per ultimo, approdo e ritorno …  Una figura eterna, la Sua, che ha ispirato e continua ad ispirare versi ed a gonfiare le vele dell’immaginazione, a secoli di distanza…
Dante Alighieri, padre della lingua italiana, apice della cultura medioevale, lo condanna, non senza una sottaciuta quanto evidente ammirazione, a bruciare in una lingua di fuoco… perché la curiosità oltre ogni limite, oltre le colonne d’Ercole, non piace a Dio…









Dante , Canto XXVI Inferno

Io e ' compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov' Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l'uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l'altra già m'avea lasciata Setta.
"O frati", dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Li miei compagni fec' io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de' remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino…




VOCE FUORI CAMPO
Ulisse per Dante non farà mai ritorno ad Itaca, perché, “com' altrui piacque” la sua nave, attraversate le Colonne d’Ercole, si inabissa …
Così oggi, altra sensibilità, altra lingua, anche per la poetessa contemporanea russa Irina Kovaleva Odisseo non fa ritorno ad Itaca e vaga smarrito, metafora dell’uomo contemporaneo in preda all’oblio …


ODISSEO A TELEMACO

Telemaco mio, la guerra di Troia si è conclusa.
Chi ha vinto, non ricordo. Forse i Greci:
tanti morti fuor di casa possono lasciarli solo i Greci...
Eppure, la strada che porta a casa sembra troppo lunga
come se Poseidone avesse dilatato lo spazio
mentre noi là perdevamo il tempo.
Non so dove mi trovo, né cosa vi sia innanzi a me:
una sudicia isola, cespugli, costruzioni, grugnito di porci,
un giardino incolto, una regina, erba e pietre…
Telemaco caro, tutte le isole si somigliano l’un l’altra,
per il lungo viaggiare e la mente si smarrisce a contar onde,
l’occhio lacrima, saturo d’orizzonte, e l’acquea carne priva dell’udito.
Non ricordo come sia finita la guerra,
né quanti anni tu abbia adesso, non ricordo…


VOCE FUORI CAMPO
Ma il grande secolo della poesia è il “secolo breve”, il ‘900… che nonostante tutti gli stravolgimenti della storia conosce un uomo meno smarrito e incerto di oggi. E qui troviamo l’Ulisse di Umberto Saba… che rimane per sua scelta nella “terra di nessuno”, al largo, mentre ad altri il porto accende le sue luci…

Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.






VOCE FUORI CAMPO
Quante conclusioni diverse per la stessa storia: l’Odisseo medioevale spinto oltre le Colonne d’Ercole dal desiderio di conoscenza; l’Odisseo smarrito di oggi; l’Odisseo virile del ‘900, dal “non domato spirito” …
Nel Poema, in vero, Omero lo lascia vecchio e stanco nella sua Itaca, alla fine amata, desiderata, cercata…
Ma se anche Odisseo resta ad Itaca, diverse ne possono essere le ragioni…
E così Alekos Panagoulis, l’eroe della lotta ai colonnelli in Grecia, racconta la Sua ITACA…

Οδυσσέα σαν βγήκες στην Ιθάκη
τι δυστυχία θά 'νιωσες
Αφού κι άλλη ζωή μπροστά σου είχες
γιατί τόσο νωρίς να φτάσεις;

Quando sbarcasti ad Itaca
che tristezza avrai provato, Odisseo!
Altra vita avevi dinanzi,
perché arrivare tanto presto?

Sei rimasto senza più scopo
da grande diventato piccolo.
"Se Itaca fosse più lontana"
credo che tu mormorassi…

e una nuova Itaca non volesti cercare
per paura di giungere
anche là troppo presto.





VOCE FUORI CAMPO
Ma, infondo, poco importa la fine di Odisseo… l’apice della poesia greca moderna ben comprende ciò che conta: non è l’approdo, non è Itaca, è il viaggio …
Ce lo dice Konstantinos Kavafis, vissuto a cavallo fra l’800 e il ‘900, in una delle più belle poesie scritte in greco…

ΙΘΑΚΗ
Σα βγείς στον πηγαιμό για την Ιθάκη,
να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος,
γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον θυμωμένο Ποσειδώνα μη φοβάσαι,
τέτοια στον δρόμο σου ποτέ σου δεν θα βρεις.
Αν μεν η σκέψις σου υψηλή, αν εκλεκτή
συγκίνησις το πνεύμα και το σώμα σου αγγίζει.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον άγριο Ποσειδώνα δεν θα συναντήσεις,
αν δεν τους κουβανείς μες στην ψυχή σου,
αν η ψυχή σου δεν τους στήνει εμπρός σου.

ITACA di C. KAVAFIS (traduzione di F. M. Pontani)
Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrìgoni e i Ciclopi
o Poseidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto, e squisita
è l'emozione che ti tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrìgoni o Ciclopi
né Poseidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d'estate
che ti vedano entrare (e con che gioia
allegra!) in porti sconosciuti prima.
Fa scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d'ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Recati in molte città dell'Egitto,
a imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna quell'approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all'isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.
Itaca t'ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.

E se la trovi povera, Itaca non t'ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito cosa vuol dire un'Itaca.





VOCE FUORI CAMPO
… non tutti conoscono però di Kavafis la Deutèra Odisseia”, scritta nel 1895 ma pubblicata postuma, nella quale Ulisse, “avventuriero freddo”, alla tranquillità di Itaca preferisce ancora una volta il mare.



…era piccola la città natìa.
E tutta la sua Itaca era piccola (…).

La brama del mare s’era ridestata in lui.
Odiava il vento di terra (…).

L’affetto di Telemaco, la fedeltà di Penelope,
la vecchiaia del padre, i suoi vecchi compagni,
l’amore del popolo devoto, la serenità e il conforto della casa lo hanno annoiato.

Ed è partito.
Mentre le coste di Itaca piano dileguavano innanzi a lui
e alzava le vele verso il tramonto,
verso l’Iberia e le colonne d’Ercole, – lontano dal mare Acheo –
sentì che tornava alla vita,
che si liberava dei gravosi legami con le cose conosciute e familiari.

E il suo cuore d’avventuriero freddo gioiva,
vuoto d’amore.


VOCE FUORI CAMPO
Il Mare… Il Viaggio…
ci sono persone che non riescono a vivere se non in questa dimensione… in questa inquietudine … la descrive così Giuseppe Ungaretti … in  Allegria di naufragi

E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.



VOCE FUORI CAMPO
Si dice che oltre all’Odissea tanti “Nostoi” furono scritti e andati perduti: le storie dei tanti ritorni a casa da quella epica spedizione contro Troia. Ed il tema del “ritorno” rimane centrale nella poesia greca, sempre commisto, nello spirito ellenico, ancor oggi, con l’idea del viaggio.
C’è in tutti noi la nostalgia di un luogo. Spesso identificato con il giardino della nostra infanzia, con la casa avita o con un topos immaginario, lontano, fatto di aria pulita e di cieli limpidi, fatto di mare e di stelle, diverso da qui, diverso da ora.
E’ il luogo dal quale infondo sappiamo di venire e di dover tornare… ma che, nel frattempo, desideriamo “sentire”, come una dolce speranza lontana, continuando nel nostro magnifico viaggio del vivere…

Ti dirò
Ti dirò che esiste un luogo di approdo, una baia, una insenatura;
Un piccolo porto, o solo una banchina,
una strada che è un sentiero,
odora di salsedine
e frutta colorata al vento del sole;
Scogli e rocce, mura di fortini,
finestre affacciate alla natura,
silenzi che donano parole all'animo.
Vita segnata sui sorrisi dei volti,
nelle camminate lente, nei riti di espiazione,
eremitici movimenti disegnati nelle orme di nessun contorno;
un luogo senza spazio,
con il proprio tempo,
che la lingua batte
sulle inclinazioni delle stelle.
Ti dirò che esiste, figlio mio,
timoniere di nave che blatera sbuffi,
senza bussola,
navigando di ricordi e memoria,
che la mente non custodisce ancora.
Sotto il cielo, dove l'ancora ara,
l'onda culla misteri,
profondità di abissi senza fine,
li' batterà il tuo cuore,
e sentirai quel luogo,
continuando a viaggiare…

(Giorgio Coppola, Napoletano di madre greca, agosto 2004)








VOCE FUORI CAMPO
Viaggiare, restare, la scelta di Odisseo, il dilemma di sempre.
Ma forse mai come per l’attuale generazione, una scelta decisiva.

Per restare si pronunciano due grandi del ‘900, Borges e Pasolini.

J. L. Borges

Dicono che Ulisse stanco di meraviglie
pianse d’amore nel vedere Itaca umile e verde.
L’arte è quell’Itaca, una verde eternità, non le meraviglie.


P. P. Pasolini, Ciants di un muàrt

No bisugna mòvisi/ par tornà. / Cui ch’al si mòuf, si mòuf par na strada dreta/ e sensa fin.

Non bisogna muoversi per tornare. / Chi si muove, si muove per una strada diritta/ e senza fine.


VOCE FUORI CAMPO

E quando invece si sceglie di partire, ci portiamo dentro un sentimento contrastato, intenso e irrisolto…

Si, perché il greco, questa meravigliosa lingua di poeti, ci ha dato una parola che è dolce e amara insieme, che è presenza e assenza insieme… si chiama n o s t a l g i a



Milan Kundera scrive:

In greco, ritorno si dice nòstos. ‘Algos significa “sofferenza”. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare…




VOCE FUORI CAMPO
E noi Vi lasciamo qui, nel silenzio della poesia: al tepore del sole; ai vostri ricordi, dolci e venati di amaro; al fantasma di ciò che solo apparentemente non c’è più, eppure c’è, eccome, in un angolo recondito del nostro animo … Vi lasciamo alla Vostra  n o s t a l g i a …



I protagonisti delle letture:

Claudia Cortese Voce narrante
Chiara Pilato Vino e amore
Carmine Stornaiuolo Vino e amore + Canzone di Sicilo
Conte Raffaella Viaggio e nostos
Davide Laezza Viaggio e nostos
Lucrezia Mandolini Bellezza
Michele Mazzella Bellezza 


I magnifici ragazzi del Liceo Statale "Ischia"

I loro Docenti:


Concetta Lauro
Caterina Latorella
Chiara Stella Schiazzano
Rosa Impagliazzo
Vincenzo Di Meglio



Insieme in questa foto!

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