L'intervento del prof. Galdi, Presidente della Filellenica Italiana, al primo Festival Internazionale della Rotta di Enea

La presenza della Società Filellenica al primo Festival Internazionale della "Rotta di Enea" potrebbe forse sorprendere... 
Cosa c'entra Enea con la Grecia?
Non vi è dubbio che questa presenza dipenda dal rapporto di condivisione e amicizia con la Prof.ssa Maria Teresa Moccia di Fraia, responsabile campana della "Rotta", ma anche fattivo membro della nostra Associazione.
Eppure ciò non sarebbe sufficiente.
In realtà esiste una continuità straordinaria fra Grecità e Romanità.
Enea, è noto, fu l’eroe della Pietas, cioè di quel sentimento di devozione profonda verso Famiglia, la Civitas, gli Dei, che proprio grazie a Virgilio si pone come modello fondante l'identità dei Romani.
Non fu questo un sentimento sconosciuto ai Greci antichi, che nella loro grandezza espressero spesso il  tutto ed il contrario di tutto...
Così, potremmo dire che se Achille, nell'Iliade, è mosso più dalla hybris, dalla sete di vendetta per riscattare l'uccisione di Patroclo; in qualche modo è spinto anche da pietà, lì dove acconsente alla restituzione del martoriato corpo di Ettore, chiestogli dal vecchio padre Priamo.
Ma, a rifletterci, il vero eroe della Pietas ante litteram, nell’Iliade, fu proprio Ettore, che, come è stato di recente scritto, fu insieme Guerriero e Padre:  "Lui non combatte per la gloria personale, per essere ricordato nei secoli come il più valoroso dei guerrieri, combatte per difendere la sua gente dall'assedio, è un eroe che vive costantemente in relazione agli altri, agli affetti" (Luigi Zoja, "Il gesto di Ettore").
Ma Ettore, troiano, è comunque un personaggio omerico...
E non a caso vi è un passaggio di testimone nel II libro dell'Eneide, quando Ettore compare in sogno ad Enea e gli dice (vv. 293 ss.):

"Troia ti affida i sacri arredi

e i Penati: prendili compagni dei fati e cerca con essi 

grandi mura, che infine fonderai, percorso il mare.

Disse, e porta sulle mani, dall’interno del sacrario,

le bende e Vesta potente e l’eterno fuoco".

Enea porta con sé il dolore della patria rasa al suolo, bruciata. Ma soprattutto porta con sé la memoria del suo Popolo, i Penati, che permetteranno la fondazione di ulteriori "grandi mura": la nuova Troia, Roma.

In questo passaggio di testimone c'è tutta l'esaltazione di Roma, che trionferà sui Greci vincitori di Troia; e trionferà anche sull'altra grande potenza dell'area mediterranea del tempo: i fenici di Cartagine (l'abbandono da parte di Enea ed il suicidio di Didone sono parimenti carichi di forza evocativa).  

Enea, l'eroe della Pietas, rappresenta il trionfo della romanità sul mondo antico; la fondazione di una nuova civiltà destinata a portare pace "pietosa" in tutto il mondo (la pax augustea).

E allora? cosa c'entra la Filellenica con la "Rotta di Enea"?

Mi colpisce che l’Iliade, poema che è stato il fondamento epico dell’identità greca, contenga i germi della futura identità romana. 

Troia, Omero, la Grecia sono, nel Mediterraneo, all'origine di due identità: di quella dei vincitori dei Teucri (i Greci di Agamennone, Achille, Ulisse); di quella degli sconfitti della narrazione omerica, che tuttavia, grazie al viaggio, alla "Rotta" di Enea, fondano Roma sulla memoria del popolo troiano, che riscattano con il trionfo della nuova civiltà.

Ecco perché sono qui. Perché all'origine della nostra identità c'è, sempre e comunque, l'Ellade!




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