Νάρκισσος... storia di un fiore.

Bello, era bello..

Il mito racconta fosse nato già perfetto, con occhi che sembrano stelle, chiome degne di Bacco e di Apollo, guance levigate, labbra scarlatte, collo d'avorio, candore del volto soffuso di rossore (Ovidio, Metamorfosi, III)… 



In realtà, quando nacque, i troppi capelli ed una strana peluria diffusa su tutto il corpo non lasciavano presagire nulla di buono … Ma, chi sa perché, accade che magnifici bambini crescendo assumano sembianze sgradevoli; e, invece, mostriciattoli appena usciti dal grembo della madre, pian piano, si trasformino in bellissimi esemplari della loro specie … 




D’altronde, chi fosse nato dall’unione fra il limpido fiume Cefisò, dalle larghe sponde e dall’alveo profondo, e Liriope, la ninfa della più fresca e leggera fonte del monte Parnaso, non poteva che primeggiare per bellezza. 


Tutti lo ammiravano e lo vezzeggiavano, fin dalla fanciullezza, nutrendo quel bisogno quasi esibizionistico di attenzione, che ne connotava sempre di più il carattere: crebbe così fin troppo consapevole di sé, delle proprie capacità e del proprio talento; pur non comprendendone, fino in fondo, la ragione. Mai, infatti, si era visto in uno specchio: il vate Tiresia (che per aver scorto, una volta, le nudità di Atena era stato accecato dalla dea, ma che ben sapeva leggere la profondità degli animi ed il destino degli uomini) aveva predetto alla sua nascita che Narciso avrebbe avuto una lunga vita, a condizione di non conoscere mai se stesso... 


Quest’eccesso di consapevolezza faceva di Narciso il centro preminente del proprio interesse, l’oggetto esclusivo della propria stessa ammirazione, rendendolo incapace di percepire i sentimenti degli altri e, quindi, di ricambiarli: capitò, così, che il giovane Aminia, perdutamente innamorato, utilizzasse la spada appositamente regalatagli da Narciso per suicidarsi davanti alla sua casa; e che la ninfa ECO, da lui respinta, si rifugiasse nel folto della foresta e, digiunando, scomparisse nel corpo, fino a sopravvivere solo nella flebile voce, che ancor oggi riecheggia nelle valli … 


Ma, si sa, l’antica Grecia aveva una dea, Nemesi, dispensatrice di sorte, a seconda del merito o delle colpe: così il bel Narciso, per l’insensibilità manifestata verso gli amanti che sistematicamente rifiutava ed a causa dell’eccessivo amor di sé, incontrerà morte per consunzione, essendosi soffermato, per giorni, a guardare e riguardare la propria immagine riflessa in una fonte. 


Eccolo, che incontra, nel suo vagare per pendii e valli a caccia di cervi, un chiaro specchio d’acqua, cui si avvicina per ristorarsi dalla sete e nella quale, per la prima volta, si specchia:

“Bello! Sei bello! 

Occhi che sembrano stelle, chiome degne di Bacco e di Apollo, guance levigate, labbra scarlatte, collo d'avorio, candore del volto, soffuso di rossore…

Bello! Quanto sei bello!

Quale piacere nell’ammirare il tuo volto, nel percepire la leggiadria del corpo vigoroso …

Ti vedo, e resto estasiato da tanta grazia!


Bello! Sei proprio bello!

Il mio cuore palpita infine, dopo anni di fredda indifferenza, vive solo nel guardarti, si strugge d'amore per te.

Oh, baciarti! Oh, abbracciarti, stringerti, mordere le tenere labbra…



Bello! Davvero bello!

Mi disseto alla tua fonte, ma la sete di te non si soddisfa.

Ti guardo e ancora ti guardo. Ma mai mi basta …

Bello! Eternamente bello! 

Vorrei allontanarmi da te, per rincasare, nutrirmi, riposare sfinito e magari tornare a cercarti…

Ma, se mi allontano, tu svanisci …

Bello! Terribilmente bello …”


Il Poeta Ovidio racconta che Narciso “languì a lungo d'amore non toccando più cibo né bevanda. A poco a poco la passione lo consumò, e un giorno vicino alla fonte ... reclinò sull'erba la testa sfinita, e la morte chiuse i suoi occhi che furono folli d'amore per sé ... Piansero le Driadi, ed Eco rispose alle grida dolenti. Già avevano preparato il rogo, le fiaccole, la bara, ma il suo corpo non c'era più: trovarono dove prima giaceva, un fiore dal cuore di croco recinto di candide foglie” (Metamorfosi, III).




Si compì così il destino scritto nel suo esotico nome: Narciso da Nargis, che in persiano vuol dire … fiore.




Commenti

Post popolari in questo blog

Giornata mondiale della Lingua e della Cultura Greca 2024: le iniziative della Società Filellenica Italiana e della Società Filellenica Lombarda.

Concessa al Prof. Marco Galdi, presidente della Società Filellenica Italiana, la croce d'Oro dell'Ordine della Fenice.